La crisi del commercio al dettaglio: l'alternativa è creativa ed esperienziale. di Sergio Aversa, CEO "Grande, grosso... e in declino", titola il The Guardian nel luglio di quest'anno. "L'Apocalisse del Retail Americano è appena iniziata" tuona invece Bloomberg con toni più tragici qualche mese dopo. In entrambi i casi, comunque, il riferimento è inequivocabile: il mondo del commercio al dettaglio è in crisi. Una crisi così profonda che, secondo varie fonti tra cui questo articolo di Business Insider), migliaia di centri commerciali in tutti gli Stati Uniti chiuderanno nel giro di pochi anni (parliamo addirittura del 50% di essi solo nello Stato del Minnesota). Ma questa, per me, non è poi una grande sorpresa. Nonostante la crescente proliferazione di piattaforme e-commerce, infatti, sono molte le attività commerciali tradizionali che hanno deciso di perpetuare invano questa battaglia impari, perdendo un'ottima opportunità per rinnovarsi ed evolversi. Credo, quindi, che chi voglia lasciare un segno in questo settore debba oggi uscire dalle tradizionali logiche del retail e cercare strade alternative, volte, ad esempio, ad aumentare il livello di interazione dei clienti attraverso servizi complementari a quelli di base. Per i prodotti frutto della creatività, ad esempio, vedo che stanno già nascendo in tutto il mondo degli "hub" creativi all'interno dei quali il processo di compravendita passa in secondo piano rispetto alla rilevanza data all'esperienza di acquisto. Il vero valore aggiunto di tali piattaforme però, è la capacità di aggregare più filiere produttive in un unico polo, valorizzandole e associandole ad altre espressioni della creatività, quali musei e gallerie d'arte. Nel mondo stanno già nascendo vari poli di questo tipo, tra cui lo Songshan Cultural and Creative Park di Taipei, le cui caratteristiche sono state descritte su Wired proprio da un mio collaboratore in questo recente articolo. In Italia, un esempio "bell' e fatto", ma in continua crescita, è rappresentato invece dalla Promenade du Port di Porto Cervo, con la quale collaboro ormai da molti anni in qualità di responsabile della comunicazione esterna. Attraverso boutique artigianali, concept store e luoghi d’arte per eccellenza, tra cui svariate gallerie e un museo, la proprietà della Promenade du Port ha provato sin dal principio a portare in Costa Smeralda una nuova idea di lusso, lontana da quella dei tradizionali cliché e incentrata, invece, sulla creatività e sulla personalizzazione. Ritengo, infatti, che nel nostro paese ci siano molteplici opportunità di applicazione proprio in quei centri storici e borghi a rischio degrado o spopolamento, combinando l’esigenza di rivalutazione urbanistica con l’interpretazione dei cambiamenti in atto nel mondo del retail. Io stesso auspico di veder realizzato un modello simile all'interno del centro storico di Civitavecchia (la città in cui vivo e lavoro) che, grazie al suo importante porto, è continuamente interessata da enormi flussi di passeggeri e turisti. (circa 2M/anno secondo l'Autorità Portuale). Istituendo un Cultural District, la città potrebbe offrire loro, così come agli abitanti dell'hinterland, il meglio della produzione dell'Etruria dal punto vista artistico, artigianale ed enogastronomico e costituire un importante polo di attrazione. In tal senso, un set provvisorio e propedeutico a qualcosa di più stabile ( al quale ho contribuito in prima persona), è stato allestito in occasione dell’evento Borgo del Porto. Un'iniziativa simile è stata presa in modo del tutto indipendente anche da un mio lontano cugino a Sorrento, cosa che tra l'altro mi ha piacevolmente sorpreso. Marcello Aversa, infatti, è un artista artigiano della terracotta che, da qualche anno, si è reso promotore di una rassegna denominata "Notti d'Autore" nell’antico Borgo Di Maiano al fine di riportare l’arte e la creatività nelle antiche botteghe e fornaci del rione. Anche in questo in caso l’iniziativa ha lo scopo di far luce sulle potenzialità dell’antico borgo come fulcro di uno sviluppo alternativo al turismo “mordi e fuggi” prevalente nei grandi flussi della penisola sorrentina. Benché non ci sia ancora un modello definito od un’unica definizione di Cultural District questi esempi mettono in evidenza come la creatività e la capacità di offrire esperienze sia il filo conduttore di un nuovo tipo di economia e come ci siano da più parti i segnali di un nuovo modello sviluppo economico e sociale. Condividi Questo Post: Facebook Twitter Google + Pinterest
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