Olio dalla Tunisa. Un'opportunità per il vero Made in Italy? Olio (stranamente senza il prefisso petr- stavolta) sembra essere, in questo periodo, la parola chiave dell'economia europea e mediterranea. Proprio alcuni giorni fa, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato una controversa maxi-importazione di olio tunisino per un ammontare pari a 70.000 tonnellate in due anni senza tasse, con la motivazione di voler rafforzare l'economia della Tunisia, colpita duramente dagli attacchi terroristici del 2015. Scoppiano le proteste: i produttori si sentono danneggiati, mentre la politica, come al solito, cerca di accaparrarsi il maggior numero di consensi. Ma se invece l'Italia sfruttasse questa situazione (comunque contingente e non prorogabile oltre il 2017) come un'opportunità per trarre beneficio dai caratteri distintivi del suo olio? Il Parlamento Europeo, se da una parte favorisce il libero scambio di merci, dall'altra ha già da tempo istituito l'obbligo di tracciabilità. Nel caso specifico dell'Italia questa norma diventa un'enorme opportunità per valorizzare i prodotti e le innumerevoli varietà di cultivar presenti sul nostro territorio. La tracciabilità, che viene percepita oggi dai produttori come l'ennesimo balzello legislativo a cui ottemperare, in realtà, se opportunamente utilizzata, può diventare uno strumento di marketing formidabile. Stimola il consumatore consapevole ad acquistare un prodotto di qualità certa, che rispecchia le peculiarità del territorio ed incarna nei sapori, negli odori e nei metodi di preparazione, la cultura dell'area geografica di appartenenza. Queste caratteristiche hanno un valore enorme e posizionano il prodotto in una fascia di mercato irraggiungibile per un altro di provenienza forse meno appetibile. Inoltre un prodotto correttamente valorizzato nel suo contesto territoriale, che realmente ne contribuisce allo sviluppo economico, contiene un valore "etico" intrinseco che, sempre più, viene e verrà considerato dai consumatori come uno dei fattori di scelta. A conferma di tutto ciò, è interessante la vicenda di un nostro cliente, Romolo Gentili (proprietario dell'omonimo Frantoio), un produttore laziale da sempre attento alla qualità e all'unicità del suo prodotto, patrimonio della sua famiglia dal 1820. Fino a qualche anno fa il suo olio veniva venduto in Germania attraverso un noto distributore che a sua volta, però, lo etichettava con il proprio marchio prima di immetterlo nel mercato tedesco. In seguito ad un notevole successo in termini di apprezzamento e di vendite, il succitato produttore è stato liquidato a favore di un altro fornitore per una differenza di soli 50 cent al litro. A conti fatti, non era in alcun modo possibile eguagliare il concorrente, se non incidendo sulla qualità del prodotto. Questa condizione ha spinto il Sig. Gentili, sicuro della qualità del suo olio, ad esplorare le opportunità della comunicazione digitale per la vendita diretta sul mercato internazionale. Oggi con il suo brand, ed attraverso l'e-commerce, vende con successo in 3 diversi continenti. Queste considerazioni potrebbero essere per l'olio italiano un'opportunità concreta per allargare gli orizzonti commerciali, occupare nicchie di mercato inesplorate ed un'occasione di sviluppo per le economie dei territori di produzione. Condividi Questo Post: Facebook Twitter Google + Pinterest
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